Al mugnaio spettava la scupeladüra, termine intraducibile con il quale si indicava la remunerazione, ossia an cupèl (1 litro o 0,75 kg) per ogni stér (10 litri o 7,5 kg) di macinato.
Ciò permetteva di avere quantità di farina più che sufficienti, non solo alla famiglia, ma anche all'allevamento di polli (pói), oche (uchècc), anatre (nadre) e scrofe (ròi).
La vicinanza con l'acqua non comportava alcun problema d'irrigazione all'orticello (urtàia) per i bisogni familiari.